Quando nell’agosto/settembre 1994 tornai a casa dopo il periodo in ospedale per riprendermi dal mio brutto incidente in moto (un autobus delle autolinee valligiane non mi “vide”, prendendomi frontalmente! 🙄 ), iniziai un periodo di fisioterapia.
I sanitari che operavano nel centro riabilitativo dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice mi suggerirono di acquistare il testo – allora di fresca traduzione – “Stretching di Bon Anderson ed. Mediterranee. Quegli esercizi mi hanno aiutato molto… permettendomi non solo di recuperare al 100% la funzionalità degli arti compromessi, ma anche di migliorare la quotidianità dimenticando mal di schiena, cervicale e incrocchiamenti vari. Poi, come sempre, passato il male si dimentica in fretta e il libro è finito sullo scaffale con gli altri.
Nell’ottica di riprendermi completamente la mia vita, riappropriandomi della sintonia con il mio corpo e con la mia mente, in questi giorni l’ho ripreso. Ripromettendomene un utilizzo se non quotidiano, almeno tri-quadrisettimanale.
In calce la sintesi:

Stretching statico
È il sistema di stretching più conosciuto, quello codificato da Bob Anderson.
Questo sistema di stretching, con le sue posizioni e il suo modo di respirare,
prende spunto dallo yoga e fonda la sua pratica in esercizi di stiramento
muscolare allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma fisica. Si
raggiunge l’allungamento muscolare tramite posizioni di massima flessione,
estensione o torsione. Queste posizioni devono essere raggiunte lentamente in
modo da non stimolare nei muscoli antagonisti il riflesso da stiramento.
Raggiunta la posizione va mantenuta per un tempo da 15 a 30 secondi, è
importante che l’estensione non superi la soglia del dolore.
Leggi dello stretching statico:
1. Trazione costante senza molleggi da 10 a 30 secondi.
2. Mai oltre la soglia del dolore.
3. Riscaldamento generale prima dello stretching.
4. Abbigliamento comodo.
5. Ambiente non rumoroso.
6. Suolo non freddo.
7. Concentrazione.
8. Non confrontarsi con altri.
9. Controllo del respiro.
10. Alternare l’estensione dei muscoli agonisti con quelli antagonisti.
11. Programma razionale, meglio se sviluppato da personale
qualificato.
Respirazione
È importante ricordare che qualsiasi sistema di stretching si stia attuando, la
respirazione deve essere normale e tranquilla. Non bisogna mai trattenere il
respiro durante un esercizio di allungamento. Lo scopo di una corretta
respirazione è importante perché una buona ossigenazione attenua lo stato di
tensione dell’atleta fino a portarlo ad uno stato di equilibrio delle sue funzioni
fisiologiche e quindi anche del tono muscolare. La posizione deve permettere
una corretta respirazione. Se la posizione mantiene il muscolo in un’eccessiva
tensione è probabile che la respirazione diventi affannosa o difficoltosa, in
questo caso è importante diminuire la tensione finché la respirazione non
diventerà naturale. La concentrazione deve essere sia sulla respirazione, sia
sull’esercizio che si sta attuando.
Benefici
È utile soffermarci sui benefici che lo stretching genera sia sul livello di
prestazione sportiva, che sull’efficienza fisica.
Benefici sul sistema muscolare e tendineo
– Aumenta la flessibilità e l’elasticità dei muscoli e dei tendini.
– Migliora la capacità di movimento.
– È un’ottima forma di preparazione alla contrazione muscolare.
– In alcuni casi diminuisce la sensazione di fatica.
– Può prevenire traumi muscolari ed articolari.
Benefici sulle articolazioni
– Attenua le malattie degenerative.
– Stimola la “lubrificazione” articolare.
– Mantiene “giovani” le articolazioni, rallentando la calcificazione del tessuto
connettivo.
Benefici sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio
– Diminuisce la pressione arteriosa.
– Favorisce la circolazione.
– Migliora la respirazione.
– Aumenta la capacità polmonare.
Benefici sul sistema nervoso
– Sviluppa la consapevolezza di sé.
– Riduce lo stress fisico.
– Favorisce la coordinazione dei movimenti.
– È rilassante e calmante.


LO STRETCHING

a cura di Andrea Canteri – Maestro Cintura Nera IV Dan
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Nello sport lo stretching assume un’importanza basilare in quanto è proprio
grazie a questo particolare sistema di allungamento/allenamento che il
praticante raggiungerà la massima (ovviamente individuale) flessibilità
muscolare.
1- Origini dello stretching
La parola “stretching” è un termine che proviene dall’inglese “to stretch” che in
italiano significa allungamento. È una metodica che consiste nell’allungamento
muscolare e nella mobilizzazione delle articolazioni attraverso l’esecuzione di
esercizi di stiramento, semplici o complessi, allo scopo di mantenere il corpo in
un buono stato di forma.
Lo stretching è arrivato in Europa e in Italia, sulla scia della ginnastica aerobica
e della cultura del tempo libero e della cura del corpo, giunte come sempre da
oltre oceano. Le origini dello stretching sono varie; quello più conosciuto è
quello codificato da Bob Anderson.
Gli esercizi di stretching sollecitano, oltre alle fibre muscolari, il tessuto
connettivo (tendini, fasce ecc.) presente nella struttura contrattile. Il tessuto
connettivo è estensibile (può essere allungato), ma se non viene regolarmente
sollecitato con l’esercizio fisico, in breve tempo perde questa caratteristica
essenziale.
Parlando di stretching è anche d’obbligo parlare della mobilità articolare
(conosciuta anche come: articolarità, flessibilità, estensibilità, ecc.): è la
capacità di compiere movimenti ampi ed al massimo della estensione
fisiologica consentita dalle articolazioni.
Questa capacità è condizionata:
– dalla struttura ossea dell’articolazione;
– dalle sue componenti anatomiche e funzionali (grado di estensibilità dei
legamenti, tendini e muscoli);
– dalla temperatura dell’ambiente;
– dal livello di riscaldamento del corpo.
È importante ricordare che le fibre muscolari si adattano rapidamente a
qualsiasi situazione.
2- Tipi di stretching
Non esiste una sola forma di stretching, anche se quello più conosciuto è,
come già detto, quello codificato da Bob Anderson. In questo capitolo
prenderemo in considerazione quelli più conosciuti.
Stretching balistico
È il primo tipo di allungamento conosciuto e in genere non viene utilizzato nei
centri sportivi, palestre, club perché è pericoloso in quanto fa attivare nel
muscolo il riflesso di stiramento (riflesso incondizionato che ordina al muscolo di reagire
ad una tensione brusca con una rapida contrazione, con elevato rischio di trauma muscolare).
È un sistema di stretching vecchio e ormai accantonato per la sua pericolosità.
Il metodo è molto semplice, si arriva in posizione di allungamento e poi si inizia
a molleggiare.
Stretching dinamico
Questo sistema è consigliato in programmi sportivi in cui sono previsti
movimenti ad elevata velocità, poiché agisce sull’elasticità di muscoli e tendini.
Il muscolo agonista contraendosi rapidamente tende ad allungare il muscolo
antagonista (il muscolo che in questo esercizio vogliamo allungare); si
effettuano, quindi, movimenti a “rimbalzo” con una certa rapidità. La tecnica
consiste nello slanciare in modo controllato le gambe o le braccia, in una
determinata direzione, senza molleggiare, rimbalzare o dondolare.
Leggi dello stretching dinamico:
– procedere ad un riscaldamento generale (cardiovascolare) e settoriale
(rotazione delle articolazioni: collo, spalle, gomiti, polsi, ecc.);
– iniziare con slanci lenti e sciolti e gradatamente aumentare l’ampiezza oppure
la velocità di esecuzione.
– non slanciare in modo incontrollato (tipo stretching balistico).
– controllare il movimento.
– terminare gli slanci quando si manifestano i primi segni di fatica in una
diminuzione di ampiezza e velocità.
– non allenarsi quando i muscoli sono affaticati, i muscoli stanchi sono meno
flessibili, meno veloci e più soggetti a traumi.
– per sport altamente tecnici (come ad es. il Taekwon-Do) è necessario
prestare particolare attenzione all’allineamento dei segmenti corporei.
Stretching statico
È il sistema di stretching più conosciuto, quello codificato da Bob Anderson.
Questo sistema di stretching, con le sue posizioni e il suo modo di respirare,
prende spunto dallo yoga e fonda la sua pratica in esercizi di stiramento
muscolare allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma fisica. Si
raggiunge l’allungamento muscolare tramite posizioni di massima flessione,
estensione o torsione. Queste posizioni devono essere raggiunte lentamente in
modo da non stimolare nei muscoli antagonisti il riflesso da stiramento.
Raggiunta la posizione va mantenuta per un tempo da 15 a 30 secondi, è
importante che l’estensione non superi la soglia del dolore.
Leggi dello stretching statico:
1. Trazione costante senza molleggi da 10 a 30 secondi.
2. Mai oltre la soglia del dolore.
3. Riscaldamento generale prima dello stretching.
4. Abbigliamento comodo.
5. Ambiente non rumoroso.
6. Suolo non freddo.
7. Concentrazione.
8. Non confrontarsi con altri.
9. Controllo del respiro.
10. Alternare l’estensione dei muscoli agonisti con quelli antagonisti.
11. Programma razionale, meglio se sviluppato da personale
qualificato.
Stretching statico attivo
Gli esercizi di stretching statico attivo consistono in esercizi eseguiti con
ampiezza di movimento e sostenendo l’arto o il segmento corporeo contraendo
isometricamente i muscoli agonisti.
Leggi dello stretching statico attivo:
1. Se vi sono esercizi in sospensione per le gambe, le prime volte utilizzare
dei rialzi.
2. Esercitare i muscoli stabilizzatori, specifici della posizione, mediante
appositi esercizi.
3. Aumentare la forza e la resistenza generale, in particolare della sezione
addominale e lombare.
4. Sviluppare al massimo la mobilità articolare.
P.N.F.
Deriva dalle parole inglesi “Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation” che in
italiano significa “facilitazione propriocettiva neuromuscolare”.
Questo sistema di stretching è diviso in 4 tempi:
1. Si raggiunge il massimo allungamento del muscolo in modo
graduale e lento.
2. Si esegue una contrazione isometrica per circa 15/20 secondi
(sempre in posizione di massimo allungamento).
3. Rilassamento per circa 5 secondi.
4. Si allunga nuovamente il muscolo (contratto precedentemente) per
almeno 30 secondi.
L’intero procedimento è da ripetere per due volte. Questo tipo di stretching,
viene usato molto nella terapia di riabilitazione.
C.R.A.C.
Deriva dalle parole inglesi “Contract Relax Antagonist Contract” che in italiano
significa “contrazione, rilassamento e contrazione dei muscoli antagonisti”. È
simile al P.N.F., si differenzia nella fase finale dell’allungamento. Prevede,
infatti, l’intervento attivo (contrazione) dei muscoli antagonisti (in questo caso
agonisti del movimento) a quelli che si stanno allungando. Anche in questo
caso è necessaria la presenza di un compagno che collabori nella contrazione
isometrica iniziale dei muscoli che si vogliono allungare, e che dia anche un
ulteriore aiuto, nella fase finale di allungamento, alla contrazione dei muscoli
antagonisti. In questo sistema vi è una contrazione e un rilassamento del
muscolo agonista quando viene contratto con forza l’antagonista.
C.R.S.
Significa “Contrazione, Rilassamento e Stretching. Questo sistema consiste nel
contrarre isometricamente il muscolo in questione per 10/15 secondi, rilassarlo
per 5/6 secondi e attuare l’allungamento.
Stretching globale attivo (o decompensato)
Lo stretching globale attivo si basa sul principio che solo gli stiramenti globali
sono realmente efficaci. Gli stiramenti vengono effettuati mediante posizioni
che allungano tutta una catena muscolare portando così ad una rieducazione
della postura. È una forma di stretching innovativa e consiste nella
rieducazione posturale per la prevenzione ed il trattamento delle alterazioni
dell’equilibrio tonico dei muscoli e dell’equilibrio neurovegetativo riconducibili,
in questo caso, alla pratica sportiva. Lo stretching globale attivo trae i suoi
principi dalla Rieducazione Posturale Globale, metodo del “Campo Chiuso”,
creata da Philippe E. Souchard. L’importanza di questo sistema è che non
agisce sul singolo gruppo muscolare ma nella globalità del corpo. Secondo la
teoria del creatore di questo sistema, quando eseguiamo un esercizio di
stretching classico su un muscolo (o un gruppo muscolare), otteniamo una
parte di allungamento delle fibre interessate e una parte di allungamento che
viene preso a “prestito” da altri gruppi muscolari. In altre parole, quando si
allunga un muscolo, altri gruppi muscolari devono cedere la propria tensione
per permettere l’allungamento del muscolo in questione. Tale meccanismo darà
una falsa mobilità al muscolo. Questo sistema fa comprendere che ogni volta
che si mette in funzione un determinato muscolo, si crea un movimento
nell’intera struttura e da ciò si capisce che la struttura dell’uomo è organizzata
in catene muscolari. Uno dei principi fondamentali, sfruttati dallo stretching
globale attivo, è la globalità che prevede, quindi, l’interessamento di tutti i
segmenti del corpo nello stesso momento attraverso la realizzazione di
particolari posizioni che evolvono in maniera dolce e progressiva, con
l’interessamento della respirazione, verso una posizione finale di massimo
allungamento. Un’altra caratteristica necessaria è costituita dalla
partecipazione “attiva” dei distretti muscolari interessati dallo stiramento
attraverso la contrazione isotonica-eccentrica, ricercandone così il
rilasciamento riflesso. Vengono utilizzate 9 (nove) posture, ognuna con la
specificità di agire su una serie determinata di “catene muscolari”. Nella pratica
sportiva, in alternativa allo stretching tradizionale, permette un maggiore
allungamento muscolare, controllato attivamente dal soggetto con sequenze
coordinate. Ciò realizza un riequilibrio delle tensioni e permette una maggiore
economia del sistema con un aumento quindi della performance atletica.
Sembra, inoltre offrire una valida prevenzione contro le patologie da
sovraccarico muscolo-tendinee.
4- Respirazione
È importante ricordare che qualsiasi sistema di stretching si stia attuando, la
respirazione deve essere normale e tranquilla. Non bisogna mai trattenere il
respiro durante un esercizio di allungamento. Lo scopo di una corretta
respirazione è importante perché una buona ossigenazione attenua lo stato di
tensione dell’atleta fino a portarlo ad uno stato di equilibrio delle sue funzioni
fisiologiche e quindi anche del tono muscolare. La posizione deve permettere
una corretta respirazione. Se la posizione mantiene il muscolo in un’eccessiva
tensione è probabile che la respirazione diventi affannosa o difficoltosa, in
questo caso è importante diminuire la tensione finché la respirazione non
diventerà naturale. La concentrazione deve essere sia sulla respirazione, sia
sull’esercizio che si sta attuando.
5- Praticanti dello stretching
Esistono tre categorie nelle quali classificare i possibili praticanti lo stretching.
1- Sportivi
Chi cioè regolarmente pratica un’attività fisica, a loro volta divisi in due sotto
categorie:
– Sportivi dilettanti.
– Sportivi agonisti.
Per gli sportivi dilettanti è indicato lo stretching statico in quanto consente di
acquisire e mantenere una buona flessibilità. Per gli sportivi agonisti lo
stretching statico è indicato come riscaldamento o defaticamento, ma è
indicato usare il P.N.F. come preparazione specifica, in quanto influisce in
misura maggiore sulla mobilità articolare migliorando così la prestazione.
2- Individui sotto terapia correttiva o riabilitativa
In questi casi la casistica è ampia e differenziata e la migliore scelta è sempre
nelle mani di un professionista qualificato nel settore della riabilitazione.
3- Individui inattivi
Lo stretching contribuisce notevolmente ad evitare o ridurre la rigidità delle
articolazioni. Lo stretching, grazie alla sua semplicità e grazie al non utilizzo di
attrezzature o spazi grandi può essere praticato facilmente da questi soggetti.
6- Test di valutazione della flessibilità
I test di valutazione della flessibilità, sono molto importanti nella vita dello
sportivo (sia agonista che non agonista) in quanto permettono di conoscere i
propri miglioramenti nel corso degli anni.
Di seguito sono riportati due esempi di test di valutazione della flessibilità.
7- Benefici
È utile soffermarci sui benefici che lo stretching genera sia sul livello di
prestazione sportiva, che sull’efficienza fisica.
Benefici sul sistema muscolare e tendineo
– Aumenta la flessibilità e l’elasticità dei muscoli e dei tendini.
– Migliora la capacità di movimento.
– È un’ottima forma di preparazione alla contrazione muscolare.
– In alcuni casi diminuisce la sensazione di fatica.
– Può prevenire traumi muscolari ed articolari.
Benefici sulle articolazioni
– Attenua le malattie degenerative.
– Stimola la “lubrificazione” articolare.
– Mantiene “giovani” le articolazioni, rallentando la calcificazione del tessuto
connettivo.
Benefici sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio
– Diminuisce la pressione arteriosa.
– Favorisce la circolazione.
– Migliora la respirazione.
– Aumenta la capacità polmonare.
Benefici sul sistema nervoso
– Sviluppa la consapevolezza di sé.
– Riduce lo stress fisico.
– Favorisce la coordinazione dei movimenti.
– È rilassante e calmante.
8- “Leggi” dello stretching
• Riscaldamento generale prima dello stretching.
• Abbigliamento comodo.
• Ambiente non rumoroso.
• Suolo non freddo.
• Concentrazione.
• Non confrontarsi con altri.
• Controllo del respiro.
• Alternare l’estensione dei muscoli agonisti con quelli antagonisti.
• Rilassarsi.
• Programma sviluppato da personale qualificato.
9- Sport e stretching
È importantissimo, da parte dell’atleta, non fare stretching solo in palestra
sotto la guida del proprio insegnante, ma seguire giornalmente un proprio
programma di stretching di minimo ½ ora. Un lavoro quotidiano e costante nel
tempo consente alle articolazioni di raggiungere una maggiore mobilità,
permettendo all’atleta una espressione migliore delle proprie potenzialità.
Da parte dell’insegnante vi devono essere dei punti fermi da seguire:
1) Ogni esercizio deve essere spiegato e dimostrato in modo chiaro ed esatto.
2) È importante soffermarsi su ciascun esercizio per il tempo necessario
affinché il nuovo “movimento” sia ben compreso dal corpo.
3) Accanto alla dimostrazione pratica e teorica è importante esporre anche le
sensazioni fisiche che l’esercizio deve far provare.
4) Mai pretendere dall’allievo che questi faccia l’esercizio perfettamente, è
necessario comprendere che una persona ha un fisico diverso da un’altra. La
corretta esecuzione si comprende dopo allenamento e prove.
5) Se si fanno esercizi in coppia è importante che gli allievi siano circa della
stessa statura (peso e altezza).
Uno degli errori più comuni nell’atleta è quello di fare esercizi di stretching solo
per un determinato gruppo muscolare, non rendendosi conto che il corpo è un
insieme di catene muscolari.
È importante ricordare che ogni persona raggiunge il massimo della flessibilità
attorno ai dieci anni, per questo è necessario prevedere in una parte
dell’allenamento, degli esercizi di stretching anche con i bambini.
10- Testi consigliati
Corso completo di yoga Franca Sacchi De Vecchi Editore
Corso fotografico di stretching sportivo Franco Righini De Vecchi Editore
Corso pratico di yoga per tutti Alina Rizzi Mariotti Publishing
Facilitated stretching Robert E. McAtee Human Kinetics
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Ginnastica e cura del corpo Adriana Rigutti
Giuliano Peruzzi
Giunti Editore
Preparazione dell’atleta Giovanni Asnaghi
Fernando Bucchioni
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Stretching Francesco Capobianco
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Alea Edizioni
Stretching Anderson Bob Edizioni Mediterranee
Stretching – Vol. 2 Anderson Bob Edizioni Mediterranee
Stretching globale attivo Philippe E. Souchard Editore Marrapise
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Stretching per tutti Simone Mazzali Orsa Maggiore Editrice
Stretching per tutti Dagmar Sternad Gremese Editore
Stretching scientifically – a guide to
flexibility training
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11- Bibliografia
LIBRI
Dizionario fondamentale della lingua
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La preparazione dell’atleta Giovanni Asnaghi
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