Circa cinquemila anni fa una popolazione tribale si stabilì lungo le sponde del Fiume Giallo nella Cina del nord. Questa popolazione non aveva una identità nazionale e non si avventurava mai lontano dalle rive del fiume: le attività quotidiane consistevano nel cacciare, pescare, badare alle greggi e coltivare piccoli appezzamenti di terreno. Per queste popolazioni vento (feng) e acqua (shui) erano cose importanti: venti leggeri portavano buoni raccolti, le acque dei fiumi portavano cibo e assicuravano la sopravvivenza. D’altra parte i venti forti distruggevano i raccolti le acque stagnanti portavano malattie, le piene dei fiumi portavano disastrose inondazioni. Si credeva che il vento, l’acqua, la pioggia, la nebbia, il sole, le nuvole fossero l’energia (qi) del cielo e della terra, l’energia in movimento calmo portava nutrimento, l’energia stagnante o vorticosa era distruttiva. Di notte, nei villaggi, le persone si raccoglievano attorno ai fuochi e si raccontavano di come avevano perso le greggi in seguito agli assalti delle belve feroci, oppure della violenza del fiume in piena che aveva spazzato via i raccolti. Ma parlavano anche di come i loro capi avessero scacciato le belve feroci e respinto le inondazioni. Le tribù primitive cinesi erano guidate da re-sciamani che possedevano poteri eccezionali: dominavano gli elementi, conoscevano le vie del vento e dell’acqua, i fiumi si piegavano al loro volere, le piante e gli animali rivelavano i loro poteri, parlavano con le forze invisibili, salivano ai cieli e si recavano sottoterra per acquisire nuove conoscenze utili alla tribù. I più famosi capi leggendari sciamani furono Fu Xi e Fu Yu.
Fu Xi fu uno dei mitici sovrani cinesi, vissuto, secondo la tradizione, tra il 2952 e il 2836 a.C.
Narra la leggenda che la madre, una ragazza chiamata Huaxu, un giorno soleggiato si divertiva accanto ad una palude; un’orma gigante la attrasse ed ella, piena di interesse, la calpestò con i piedi, rimanendo incinta di Fu Xi. In quella palude, abitavano i draghi: sembra infatti che Fu Xi avesse quattro occhi e una coda di serpente; veniva rappresentato sempre allacciato, tramite la coda, alla sorella Nüwa, che prese in sposa, lei con un compasso, lui con una squadra in mano; i due strumenti indicano che i due sovrani inventarono norme, regole, standard.
Difatti, Fu Xi, è considerato il primo eroe civilizzatore cinese, in quanto a lui vengono attribuite l’invenzione, della metallurgia, della scrittura, del calendario, oltre ad esser300-681-45_1.jpge stato anche l’iniziatore di varie attività umane, tra cui l’allevamento degli animali, la pesca, la musica.
Secondo la tradizione, Fu Xi è reputato essere il fond300-681-45_2.jpgatore dell’arte divinatoria in Cina in seguito alla sua scoperta di Ho Tu (la sequenza del fiume Ho) che costituisce il prototipo degli Otto Trigrammi del Cielo Anteriore (Tou Tian Ba Gua). Questa sequenza era scritta sul dorso di un cavallo che emerse dalle acque del fiume Ho. Questa sequenza è utilizzata dal Feng Shui per la identificazione di luoghi propizi per la sepoltura dei defunti.
Secondo la tradizione, il mitico Fu Yu sarebbe stato il fondatore della dinastia Xia (2200-1750 a.C.) che avrebbe contato in tutto 17 sovrani. Non sappiamo molto di questo periodo, all’infuori dei racconti mitici; tuttavia dai reperti archeologici in nostro possesso, è possibile stabilire che in questo periodo la Cina aveva già una società strutturata con una agricoltura ed un artigianato relativamente avanzati. Le leggende raccontano che Yu non era un comune mortale. Non aveva una madre ma fu generato direttamente dal corpo del padre Kun. Kun era stato scelto dal capo tribù Shun per respingere le inondazioni, ma fallì e perse la vita; il suo cadavere fu abbandonato alle pendici di un monte. Per tre anni Yu rimase dentro il cadavere del padre. Poi Shun risuscitò nelle sembianze di un orso bruno: si aprì allora la pancia e fece uscire Yu, che si trasformò anche lui in un orso. Si racconta che per tutta la vita l’aspetto di Yu continuò ad oscillare fra umano e ferino e che camminò sempre con un’andatura strasc300-681-45_3.jpgicata che divenne nota come il “passo dell’orso”. Al tempo della dinastia Zhou, un migliaio di anni dopo la leggendaria epoca di Yu, i sacerdoti si vestivano ancora di pelli d’orso e quando eseguivano la danza della forza in onore di Yu il Grande grugnivano e trascinavano i piedi. Si racconta che quando Yu crebbe continuò il lavoro del padre e riuscì dove lui aveva fallito perché le forze sacre gli avevano fatto dono del mitico Libro delle Acque (Shui Jing). Inoltre Yu viaggiò spesso fino alle stelle per imparare dagli spiriti celesti. La danza di Yu, una danza della forza capace di far volare Yu fino al cielo, si è conservata nei testi taoisti, e fu danzata da generazioni di sacerdoti, mistici e stregoni: ancora oggi viene danzata dai praticanti delle arti marziali interiori. Yu non era solo in grado di assumere l’aspetto degli animali, ma li comprendeva e si fidava di loro; gli animali g300-681-45_4.jpgli rivelavano in cambio i loro segreti. Quando le acque dell’inondazione si ritirarono, Yu vide una tartaruga emergere dal fiume: sul suo dorso c’era il disegno del quadrato Lo Shu (la sequenza del fiume Lo): esso contiene la disposizione dei numeri da 1 a 9 all’interno di una griglia quadrata di nove settori rappresenta la base degli Otto Trigrammi del Cielo Posteriore. Questa sequenza è usata per predire il flusso dei cambiamenti dei fenomeni. Una caratteristica singolare di questa disposizione di numeri è che la loro somma risulta essere 15 in qualunque ordine (verticale, orizzontale obliquo) essi vengano sommati (quadrato magico).
Tutti i tratti che la leggenda attribuisce a Fu Xi e Fu Yu li caratterizzano come sciamani: tra i poteri sciamanici sono infatti tradizionalmente inclusi le seguenti facoltà: il volo verso il cielo, il viaggio sottoterra, la danza della forza, l’estasi e l’improvvisa rivelazione, il potere di conversare con gli animali, il potere sugli elementi, il potere taumaturgico, la conoscenza delle virtù delle piante.
Le più antiche testimonianze della pratica della divinazione in nostro possesso risalgono all’inizio del II millennio a.C. e consistono in iscrizioni, ritrovate su ossa scapolari di ovini e di bovini e su gusci di tartaruga. Da questi reperti emerge una caratteristica peculiare della divinazione cinese: essa si esprime con oracoli assai chiari, pieni di buonsenso, del tipo «pioverà, non pioverà», «il raccolto sarà buono» etc. Il carattere aleatorio della divinazione non si traduce in un linguaggio sibillino, che richieda per essere interpretato la mediazione dello sciamano o dell’indovino, ma nella semplice alternativa del «si-no». Molte interrogazioni oracolari si presentano in forme di coppie di proposizioni parallele, l’una positiva e l’altra negativa: «il re deve allearsi a quella tribù», «il re non deve allearsi a quella tribù». l’uomo propone una semplice alternativa e le potenze divine non hanno altra scelta che rispondere sì o no. Non si ha qui alcun bisogno, per comunicare con il soprannaturale, di entrare in trance o di sospendere in qualunque modo il processo abituale del pensiero cosciente.
Contrariamente a società come la nostra, dove la divinazione è un fenomeno marginale, nella società cinese antica costituisce una procedura normale nella pratica del diritto, della medicina e della vita quotidiana. Nel dodicesimo secolo a.C. durante la prima fase della dinastia Zhou, i re e i nobili si servivano di sciamani in qualità di consiglieri, indovini e guaritori. Lo sciamanesimo divenne una istituzione e gli sciamani avevano il compito di esercitare i loro poteri a vantaggio della comunità. I compiti principali degli sciamani erano:
invocazione degli spiriti: lo sciamano danzando entrava in uno stato di trance, offrendo così il proprio corpo come dimora temporanea allo spirito.interpretazione dei sogni: i sogni, considerati portatori di presagi inviati dagli spiriti, venivano interpretati dagli sciamanilettura dei presagi: dall’osservazione dei mutamenti che avvenivano nel corso degli eventi, gli sciamani riuscivano a predire il corso degli ventipreghiera per la pioggia: lo sciamano eseguiva danze e canti rituali per persuadere le forze sacre ad inviare la pioggiaguarigione: gli antichi cinesi credevano che le malattie fossero provocate dagli assalti degli spiriti maligni. Era logico che la guarigione fosse aiutata dallo sciamano che sapeva affrontare sia gli spiriti buoni che quelli cattividivinazione celeste: si credeva che se ci fosse stata armonia nei cieli ci sarebbe stata pace, prosperità e armonia anche sulla terra. La chiave per raggiungere prosperità e pace era seguire La Via Celeste (Dao): gli sciamani quindi erano chiamati a corte per osservare i cieli ed interpretarne gli eventi.Questo ruolo centrale della pratica divinatoria nella civiltà della Cina antica va messo in rapporto all’importanza del culto degli antenati, a cui era rivolta in larga parte la religione. La Cina è un paese vastissimo e continentale: gli antichi cinesi credevano che la loro terra fosse il mondo intero: Zhong Guo, come viene denominata la Cina dai cinesi, significa «Paese di Mezzo» cioè «tutto ciò che sta tra i quattro mari». In quanto paese continentale, la Cina sviluppò principalmente l’agricoltura come mezzo di sostentamento: quindi lungo tutta la storia, la politica ed il pensiero sociale ed economico sono volti ai problemi della utilizzazione e della distribuzione della terra. Sia i contadini sia i proprietari devono vivere dove è la loro terra, là dove vissero il padre e il nonno e dove i figli continueranno a vivere: ecco che in un ambiente agricolo assume un ruolo primario la famiglia. La famiglia è stata la base del sistema sociale in Cina per millenni. Per le stesse ragioni si sviluppò il culto degli antenati: il primo della famiglia che si era stabilito su quella terra diveniva il simbolo della unità della famiglia e dall’aldilà influenzava positivamente – se onorato – le sorti dei suoi discendenti.
Si rendevano culti e sacrifici a diverse potenze della natura, come il Fiume Giallo, la Terra, i Venti, i punti cardinali, determinate montagne, ma la parte più cospicua dei sacrifici e degli atti divinatori era dedicata agli antenati reali, il cui culto appare notevolmente organizzato, in contrasto con la molteplicità incoerente dei culti riservati alle divinità naturali. Gli antenati sono percepiti come spiriti che dimorano nel mondo dei morti e dunque sono in grado di assicurare una mediazione con le potenze soprannaturali, ma al tempo stesso, in quanto membri di una comunità familiare, continuano ad esercitare un ruolo in seno a tale comunità.
Dopo la dinastia Shang (1700 – 1100 a.C.) regnò la dinastia Zhou (1100 – 700 a.C.) fondata dal mitico re Wen, adepto alla divinazione. Nelle sue mani gli Otto Trigrammi divennero potenti strumenti per prevedere il corso degli eventi: Wen usò la sua comprensione d300-681-45_5.jpgella natura ciclica dell’universo per espandere gli otto trigrammi in 64 esagrammi. Aiutato dal suo ministro Kiang Sheng, anche lui un maestro della divinazione, sviluppò il sistema di divinazione contenuto nel Libro dei Mutamenti (Yi Jing).
Con l’Yi Jing cambia la tecnica divinatoria: dalla lettura dei disegni provocati dalle screpolature nelle ossa si passa ad un livello più astratto basato sul calcolo e sui numeri; questo probabilmente segna il passaggio da una mentalità religiosa ad un pensiero naturalistico, in quanto i segni non rappresentano più la manifestazione della volontà degli spiriti, ma come la figurazione di una situazione naturale, del modo con cui le cose e le situazioni attuali si sarebbero evolute.
Lo sciamanesimo andò incontro ad un periodo di decadenza nell’ultimo periodo della dinastia Zhou: sacche di cultura sciamanica sopravvissero nelle regioni intono alla valle fluviale dello Yangtze (Chang Jiang) e lungo la costa cinese sudorientale. Questa zona era allora occupata da tre regni feudali: il regno di Chu (Si Chuan orientale, Chong Qin), il regno di Wu ( Shang Hai) e il regno di Yue (Zhe Jiang). Nel corso di tutta la storia cinese, anche dopo che i regni di Chu, Wu e Yue scomparvero come entità politiche, le loro culture regionali continuarono ad influenzare la filosofia, la religione e le pratiche spirituali della più ampia cultura nazionale.
La diretta influenza delle pratiche sciamaniche si può riscontrare negli aspetti religiosi e magici del taoismo della dinastia Han (206 a.C.-219 d.C). Un impatto ancora maggiore sul taoismo ebbe l’incontro tra lo sciamanesimo e le filosofie di Lao Zi e Zhuang Zi. Impatto che spesso passa inosservato perché molti studiosi considerano il Taoismo Filosofico (Dao Jia) in antagonismo con il Taoismo Religioso (Dao Jiao). Lao Zi era originario del villaggio di Li nella contea di Fu, nel regno di Chu: il fondatore della filosofia taoista visse dunque in una società con forte cultura sciamanica. Ci sono molti paralleli tra i poteri attribuiti a uno sciamano e un “immortale” taoista: entrambi sono immuni al veleno, viaggiano attraverso le stelle, hanno potere su gli elementi e possono compiere imprese incredibili. Ma con il tempo il Taoismo divenne una religione organizzata che aveva divinizzato Lao Zi, i riti e le cerimonie di sciamanesimo furono gradualmente abbandonati: sopravvissero solo nelle società segrete di arti marziali e divennero un mistico culto di pochi adepti.
Da quanto abbiamo visto, la pratica della divinazione affonda le sue origini nella cultura sciamanica e questo non solo in Cina, ma in tutte le altre tradizioni (popoli artici, siberiani, sud-americani) tuttavia quella cinese sembra la più antica. I racconti mitologici hanno, come sempre, idealizzato e ingigantito le figure di riferimento dell’epoca; in ogni caso, molto sopravvive ancora (gli sciamani oggi viaggiano in aereo …) e la pratica dello Yi Jing sembra avere riacquistato nuova vita. Pensate che ancora oggi a Jining, nella provincia dello Shandong, esiste la tomba di Fu Xi: il terzo giorno di marzo secondo il calendario lunare, gli abitanti dei villaggi vicini si riuniscono qui per sacrificare a questo fondatore della civiltà della nazione cinese.
Massimo Ciccotti
Ingegnere elettronico, dopo una vita spesa nei laboratori di ricerca nei campi della informatica e delle telecomunicazioni, conclude nel 2002 la sua attività lavorativa come dirigente in una multinazionale del settore. Appassionato di psicologia, dopo l’incontro con Jung ha rivolto i suoi studi verso il mondo della Cina antica, la sua lingua, storia, tradizioni e pensiero filosofico, con particolare interesse verso il taoismo.
www.iltaodilao.blogspot.com
Bibliografia
1) Anne Cheng “Storia del pensiero cinese” Ed. Einaudi 2000
2) Jaques Gernet “La Cina Antica” Luni Ed. 1994
3) Shen Yue “Trattato sui prodigi” Ed. Cafoscarina 1997
4) J.A.G. Roberts “Storia della Cina” Ed. Il Mulino 2001
5) Fung Yulan “Storia della filosofia cinese” Ed. Mondadori 1990
6) Eduard Erkes “Credenze religiose della Cina antica” Ed. ISMEO 1958
7) Eva Wong “Feng Shui” Ed. Shambhala –Boston- 1996
FONTE