Qual è la sequenza logica delle cose che dobbiamo imparare per diventare buoni cavalieri? Quali sono le tappe della formazione?
Se non vogliamo limitarci a qualche passeggiata in campagna ma desideriamo che l’equitazione diventi realmente il nostro sport, dobbiamo tenere presente che diventare buoni cavalieri non è impresa facile. Le cose da imparare sono moltissime e tutte altrettanto importanti. Ma allora, da dove si deve cominciare? Qual è la sequenza logica degli ‘argomenti’ di base dell’equitazione e cosa dobbiamo imparare subito e cosa invece può venire dopo? A cosa dobbiamo fare attenzione fin dall’inizio? Per esempio, è meglio imparare subito a stare seduti o in assetto leggero? E’ meglio lavorare senza staffe all’inizio oppure no? Sicuramente ci sono opinioni differenti al riguardo, legate ad esperienze diverse. La cosa importante, comunque, è non soffermarsi sui singoli difetti che il cavaliere può avere all’inizio della sua formazione ma valutare nell’insieme la progressione, proprio come uno studente all’inizio della sua carriera scolastica. L’equitazione è uno sport molto complesso e diventare buoni cavalieri, o meglio cavalieri ‘completi’, è molto difficile; questo perché questo sport non si limita alla nostra personale prestazione ma è legato e dipende essenzialmente dal cavallo. Il successo in equitazione, infatti, non dipende solo da una tecnica corretta ma soprattutto dal rapporto che riusciamo a instaurare con il nostro cavallo, dalla nostra sensibilità, dall’intensità e dall’importanza che il cavallo ha nella nostra vita e dalla possibilità o meno di creare un binomio. Tutto questo non è quantificabile in ‘numero di lezioni’ o in un insieme di regole. Infatti, se a un istruttore di esperienza viene rivolta la domanda: “Quante lezioni devo fare prima di imparare?” la sua immediata risposta sarà sicuramente: “Non è possibile stabilirlo, è tutto soggettivo !”. La scuola di equitazione non è come la scuola guida che dopo un numero di lezioni pratiche e un esame si ottiene la patente. Qui le variabili sono diverse e legate al fatto che, appunto, non siamo soli in quest’impresa ma c’è il cavallo con noi! L’equitazione non può essere imparata seguendo uno schema rigido anche se ci sono dei criteri secondo i quali alcune cose hanno la precedenza su altre. Ecco gli argomenti principali che rappresentano la dottrina dell’equitazione e che devono avere la precedenza.
L’equitazione è uno sport molto complesso e diventare buoni cavalieri è molto difficile.
Rapporto con il cavallo
Il rapporto con il cavallo è un requisito di base fondamentale per progredire nell’equitazione. Entrare in sintonia con il cavallo, avere un buon feeling, permette di avere con lui un rapporto basato sulla fiducia e fa superare le paure dell’uno e dell’altro. Spesso un buon rapporto con il cavallo dà risultati superiori a quelli che si possono ottenere solo con una buona tecnica. Il feeling tra cavallo e cavaliere, la fiducia e la sintonia permettono di ottenere risultati insperati. Questo è, per esempio, il motivo per il quale un cavallo non ottiene alcun risultato con un cavaliere ma diventa un campione sotto la sella di un altro cavaliere anche meno esperto del precedente. Per fare un esempio nel salto ostacoli, il vincitore della Coppa del Mondo dell’anno scorso era un cavaliere dilettante che è riuscito a battere tutti i grandi campioni solo per il rapporto incredibile che aveva con il suo cavallo, meno dotato di tanti altri saltatori ma con un grande cuore!
Equilibrio
La prima cosa che si deve ricercare in sella è l’equilibrio; senza equilibrio non c’è progresso. Se non abbiamo un buon equilibrio rischiamo di cadere al minimo movimento repentino e imprevisto del cavallo e per restare in sella diventiamo rigidi e duri e ci aggrappiamo al cavallo con le gambe e con le mani. Alla fine ci si ritrova ad usare la forza e il cavallo si opporrà a noi con altrettanta forza. Migliorare il proprio equilibrio, specialmente quello della parte superiore del corpo, è un requisito fondamentale in ogni disciplina equestre. Proviamo almeno una volta a montare a cavallo a pelo, cioè senza sella, per cercare di sentire il movimento del cavallo stando a diretto contatto con lui. Per restare in sella e non cadere dovremo assecondare il movimento del cavallo in ogni minimo dettaglio. E’ un buon modo per capire in profondità il concetto di equilibrio.
L’equilibrio è le prima cosa che dobbiamo ricercare. Migliorare il nostro equilibrio ci permette di migliorare la posizione in sella.
Morbidezza e decontrazione
La scioltezza in sella è la conseguenza logica e immediata dell’equilibrio. Se abbiamo acquisito un buon equilibrio non avremo bisogno della forza per restare in sella, perciò la nostra muscolatura sarà sciolta e decontratta. I nostri muscoli agiranno solo lo stretto necessario nelle differenti situazioni che andremo ad affrontare. Montando a cavallo nessun muscolo è sempre in azione, ma tutti entrano in tensione e poi si rilassano ritmicamente seguendo il movimento e le sollecitazioni del cavallo oppure eseguendo volontariamente delle azioni, come stringere un pugno su una redine o esercitare una pressione con la gamba. La scioltezza, requisito fondamentale per ogni cavaliere, non deve essere confusa con l’assenza di tonicità in sella o la ‘mollezza’. Ogni fase del lavoro in sella implica l’impiego di un muscolo o di un altro, in ogni caso la nostra muscolatura, sebbene sciolta, deve essere vigile e pronta ad agire a volte in modo impercettibile, a volte con maggiore intensità. Solo se siamo decontratti e sciolti in sella siamo in grado di agire al momento giusto e con la giusta intensità con gli aiuti.
Solidità in sella
Assetto solido e sicuro e inforcatura profonda sono requisiti fondamentali per esercitare sul cavallo la corretta influenza e agire con la giusta intensità ed efficacia. Per essere solidi e avere una posizione corretta ed eretta dell’assetto dobbiamo avere una lieve tensione della muscolatura interessata ma senza mai diventare rigidi e duri in sella. Uno dei segreti per diventare buoni cavalieri è quello di riuscire a controllare il cavallo e comunicare con lui solo usando l’assetto. Il cavaliere e il cavallo diventano un tutt’uno. Con il miglioramento del nostro assetto e dell’insieme con il cavallo deve progredire l’uso corretto degli aiuti.
Destrezza e abilità
All’inizio l’uso degli aiuti è puramente tecnico e meccanico: le azioni delle gambe e delle mani sono regolate da norme tecniche ben precise. Infatti, all’inizio le azioni del cavaliere sono sempre un po’ rozze’, si ‘tira’ una redine, si da un ‘gambata’ un po’ in qualche modo, inoltre, la capacità di rendere le azioni tra loro indipendenti è molto limitata: è quasi impossibile, infatti, parlare di gamba esterna o interna, oppure di limitarsi a stringere le dita per agire con una sola mano e via dicendo. All’inizio ci si trova spesso in confusione, si agisce un po’ come capita senza essere in grado di controllare il modo e tantomeno l’intensità delle azioni. Ma con l’andare del tempo e con il migliorare degli aspetti elencati sopra, si diventa più agili e veloci, si è in grado di dosare le azioni, rendendole impercettibili, immediate, efficaci, gentili.
Sensibilità
Il ‘feeling’ (parola inglese correntemente usata per indicare la capacità di due persone di stabilire un buon rapporto), perciò l’armonia e la fiducia che si instaurano tra il cavallo e il cavaliere sono essenziali in qualunque disciplina equestre. Questa sensibilità non deve essere solo prerogativa di chi ha l’innato ‘senso del cavallo’, qualità comunque affine agli uomini di cavalli, ma deve essere un traguardo per ogni cavaliere, da ottenere con il lavoro di tutti i giorni, con la pazienza e la capacità di riflessione. La ricerca del ‘feeling’ con il cavallo deve essere lo scopo principale di ogni lezione in sella, di ogni momento trascorso con il nostro cavallo, sia che si tratti di una semplice passeggiata che di un percorso in campo ostacoli. Ci sono cavalieri che questa capacità di comunicare con il cavallo e di ‘sentirlo’ ce l’hanno innata e ai quali non costa nessuna fatica, altri che se la devono guadagnare giorno per giorno con impegno e volontà. Come in tutti gli sport, esistono i talenti naturali e quelli che invece hanno faticato di più per ottenere dei risultati. Ma alla fine la comunicazione con il cavallo è l’anello che chiude il cerchio, è la somma degli elementi che creano il buon cavaliere e perciò la buona equitazione in ogni disciplina. Riuscire ad avere tutti i requisiti sopra elencati non è impresa facile. Bisogna avere pazienza e molto senso critico. Seguire i consigli di chi è più esperto di noi con umiltà e dedizione e progredire passo per passo. Ma soprattutto amare i cavalli.
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