Bron socio CAI-UGET Torre Pellice dal 1990 al 2000. Bron e Arihanna soci dal 2005 CAI Pianezza.

«Il Club alpino italiano (C.A.I.), fondato in Torino nell’anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione nazionale, ha per iscopo l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.»
(Statuto del Club alpino italiano. Titolo I – Articolo 1)
Il Club Alpino Italiano (CAI) è la più antica e vasta associazione di alpinisti ed appassionati di montagna in Italia.
Storia
L’idea di fondare un club che riunisse gli alpinisti italiani era nata nella mente di Quintino Sella presso Casa Voli (Verzuolo), il 12 agosto 1863, in occasione dell’ascensione del Monviso da parte sua e di altri alpinisti italiani tra cui si possono ricordare Giovanni Barracco, e Paolo e Giacinto di Saint Robert; ispirandosi ad analoghe associazioni esistenti in altri paesi europei come Austria, Svizzera e Inghilterra con l’Alpine Club di Londra.
La fondazione ufficiale del club si ebbe all’una del pomeriggio il 23 ottobre 1863, nel Castello del Valentino a Torino. Tra i fondatori appartenenti alla prima lista di adesione, oltre al Sella, vi furono circa altri duecento appassionati di montagna, tra cui: Giovanni Piacentini, Giorgio Tommaso Cimino, Luigi Vaccarone, Bettino Ricasoli e Giovanni Battista Schiapparelli.
Il primo presidente del CAI eletto fu il barone Ferdinando Perrone di San Martino e vicepresidente Bartolomeo Gastaldi, che ne divenne poi secondo presidente dal 1864 al 1872.[1]
Il CAI ebbe sede dapprima a Torino, e poi dopo la seconda guerra mondiale la sede legale fu trasferita a Milano in via Errico Petrella 19, dove si trova tuttora.
In seguito furono aperte sedi anche in numerose altre città italiane, come ad esempio a Domodossola nel 1869. Nel 1873, con l’annessione del Lazio al Regno d’Italia Quintino Sella, in quanto ministro delle finanze del regno, si trasferì nella nuova capitale, e fondò quindi la sezione di Roma. Dopo la prima guerra mondiale il CAI assorbì la Società degli alpinisti tridentini (nel 1920) e la Società alpina delle Giulie; mentre nel 1931 fu riconosciuta come sezione del CAI anche la Società escursionisti milanesi. Nel 1938 il fascismo impose al CAI un temporaneo cambio di denominazione, da Club alpino italiano a Centro alpinistico italiano, nel tentativo di preservare la “purezza” della lingua italiana dalla commistione coi termini inglesi.
A Torino vi è ancora oggi la sede sociale, sul Monte dei Cappuccini, nella Salita al Club alpino italiano sez. Torino 39, ove è anche collocata la Biblioteca nazionale del CAI e il Museo nazionale della montagna.
Ad oggi l’associazione conta più di 300.000 iscritti in tutto il territorio nazionale, a fronte dei soli 3.500 (in prevalenza benestanti piemontesi) dell’anno 1877[2].
Organizzazione
Organi centrali
Il CAI (per quel che riguarda le strutture centrali) è dotato di personalità giuridica di diritto pubblico (ente pubblico non economico)[3]. L’organo sovrano del CAI è l’assemblea dei delegati[4], composta dai delegati di ciascuna sezione (il presidente della sezione e un delegato eletto ogni 500 soci della sezione stessa[5]). L’assemblea dei delegati, fra gli altri suoi compiti, adotta i programmi di indirizzo del club, elegge il presidente generale, i tre vicepresidenti generali, i componenti del collegio nazionale dei revisori dei conti e del collegio nazionale dei probiviri[6].
Gli altri organi centrali sono:
il comitato centrale di indirizzo e controllo[7], che esercita funzioni di indirizzo politico-istituzionale[8];
il collegio nazionale dei probiviri[9], che amministra il secondo grado della giustizia interna del CAI[10] (il primo grado è amministrato a livello regionale)[11];
il collegio nazionale dei revisori dei conti'[12] che esercita il controllo contabile e amministrativo della gestione finanziaria, economica e patrimoniale del CAI[13];
il comitato direttivo centrale[14], che svolge la funzione di attuazione dei programmi adottati dall’assemblea dei delegati e degli indirizzi deliberati dal comitato centrale di indirizzo e di controllo[15].
Organi tecnici
Gli organi tecnici del CAI operano allo scopo di favorire o svolgere specifiche finalità istituzionali[16]; il comitato centrale d’indirizzo e di controllo ne sceglie i componenti e il presidente, oltre a deciderne le specifiche funzioni e competenze[17]. Gli organi tecnici centrali sono[18]:
comitato scientifico centrale
commissione centrale per l’escursionismo
commissione centrale alpinismo giovanile
commissione centrale medica
commissione centrale per i materiali e le tecniche
commissione centrale per la speleologia e il torrentismo
commissione centrale per la tutela dell’ambiente montano
commissione centrale per le pubblicazioni
commissione centrale rifugi e opere alpine
commissione cinematografica centrale
commissione legale centrale
commissione nazionale scuole di alpinismo, scialpinismo e arrampicata libera
commissione biblioteca nazionale
servizio valanghe italiano
Scuole centrali
Le scuole centrali coordinano il lavoro che le scuole del CAI svolgono sul territorio. Sono[19]:
scuola centrale di alpinismo giovanile
scuola centrale di alpinismo e arrampicata libera
scuola centrale di scialpinismo
scuola nazionale di speleologia
scuola centrale sci fondo escursionistico
Strutture territoriali e periferiche
A livello periferico il CAI è diviso in gruppi regionali[20], uno per ogni regione italiana, ad eccezione delle province autonome del Trentino e dell’Alto Adige, che hanno ciascuna un proprio gruppo regionale[21].
Il vero nucleo del CAI sono però le sezioni[22]. Queste sono raggruppamenti di soci che promuovono le finalità istituzionali in una determinata area geografica[23]. Negli ultimi anni è stato rimosso il divieto di avere più sezioni nella stessa città, realtà che si ritrova oggi a Milano, Torino e Genova. Ogni sezione, associazione di diritto privato, possiede un proprio statuto e propri regolamenti[24], coordina e promuove l’attività sul territorio e gestisce le scuole (se ne possiede). Altro compito delle sezioni è la gestione dei rifugi alpini (in genere quelli situati nel proprio territorio di competenza) gestiti dal CAI[25]. Le sezioni possono dividersi ulteriormente in sottosezioni[26]. Le sezioni attive sul territorio sono 498, a cui sono da aggiungere 310 sottosezioni.[27]
Ogni sezione del CAI può ospitare gruppi sezionali (ad esempio di escursionismo) e scuole sezionali (ad esempio di alpinismo). I gruppi e le scuole sezionali operano in autonomia con propri regolamenti (conformi ai regolamenti sezionali e approvati dal consiglio direttivo della sezione di appartenenza), organizzando le proprie attività sotto la supervisione delle commissioni regionali e centrali e delle scuole regionali e centrali.
Sezioni nazionali
Le tre sezioni nazionali del CAI sono sezioni non legate ad una specifica area geografica, e non fanno parte di alcun gruppo regionale[28]
Club alpino accademico italiano
Il Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) è una sezione a livello nazionale[29] del CAI nata nel 1904 con lo scopo di riunire i soci del CAI che avessero acquisito meriti speciali nell’alpinismo senza guide[30]. Oggi riunisce gli alpinisti che abbiano praticato alpinismo di alto livello e promuove questa attività[31].
Associazione guide alpine italiane
L’Associazione Guide Alpine Italiane (AGAI) è una sezione nazionale[32] del CAI nata nel 1931 con il nome di Consorzio nazionale guide e portatori. Ha acquisito il suo attuale nome nel 1978. L’AGAI riunisce le guide alpine italiane, e gode di completa autonomia dal CAI. I soci dell’AGAI sono gli unici a poter esercitare l’attività alpinistica come professionisti[33].
Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico
Il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico (CNSAS) è una struttura operativa[34] del CAI, con ampia autonomia, che si occupa della prevenzione degli incidenti in ambiente montano e ipogeo, del soccorso in quest’ambito degli infortunati, dei dispersi e di coloro che si trovino in pericolo, del recupero dei caduti e del soccorso in caso di calamità.[35]
Il CNSAS è un servizio di pubblica utilità[36] e struttura nazionale operativa del servizio nazionale della Protezione Civile[37].
Il lavoro del CNSAS è svolto da tecnici altamente preparati e organizzati su base regionale. Tramite il superamento di severi esami e la formazione continua si può acquisire la carica di:
tecnico di soccorso alpino
tecnico di soccorso speleologico
medico specializzato in emergenza ad alto rischio in ambiente alpino
medico specializzato in emergenza ad alto rischio in ambiente ipogeo
tecnico di soccorso in forra
Il CNSAS possiede inoltre unità cinofile di ricerca in valanga e unità cinofile di ricerca in superficie.
Cori CAI
In molte sezioni del CAI è presente un coro amatoriale con repertorio composto solitamente da canti di montagna, canti popolari tradizionali, canti degli alpini.
In occasione del 150º anniversario del CAI, i cori piemontesi del CAI, Edelweiss e Uget, hanno realizzato un censimento di tutti i cori CAI italiani[38].
Collaborazioni
Il CAI è stato membro fondatore dell’Unione internazionale delle associazioni alpinistiche (UIAA)[39], che raggruppa la maggior parte delle federazioni nazionali di sport di montagna. Il 1 gennaio 2019 il CAI ha lasciato l’UIAA, dopo averne denunciato nell’agosto 2018 mancanza di trasparenza e priorità non coerenti con la missione della Federazione stessa[40].
Il CAI fa parte del Club Arc Alpin (CAA)[41], che riunisce i principali club alpini dei paesi dell’arco alpino. Tra il CAI e molti altri club alpini è inoltre stabilito un “trattamento di reciprocità”. Un socio di un club alpino con trattamento di reciprocità ha diritto a ricevere da parte del CAI lo stesso trattamento che questo riserva ai propri soci (per esempio per quanto riguarda le tariffe dei rifugi o i prezzi delle pubblicazioni), così come i soci del CAI hanno questo stesso diritto nei confronti degli altri club alpini.
Il CAI collabora, soprattutto a livello locale, con l’ANA (Associazione Nazionale Alpini), che riunisce i militari, in armi ed in congedo, delle truppe alpine italiane.
Il CAI collabora con l’Esercito Italiano per l’addestramento delle truppe alpine[42].
Attività
Rifugi e bivacchi
Lo stesso argomento in dettaglio: Commissione centrale rifugi e opere alpine e Rifugi del Club Alpino Italiano.
Il rifugio Torino sul massiccio del Monte Bianco.
Sono più di 700 le strutture alpine gestite dal CAI. L’associazione gestisce 433 rifugi alpini, 224 bivacchi, 65 capanne sociali, 26 punti d’appoggio e 15 ricoveri per un totale di oltre 23500 posti letto[43]. Lo scopo di queste strutture è quello di fungere da base di partenza per le ascensioni della zona (soprattutto in quei casi in cui sarebbe difficile o impossibile effettuare l’ascensione in una sola giornata), da punto di arrivo finale o intermedio di traversate o da ricovero d’emergenza in caso di condizioni avverse. Tali strutture vengono inoltre utilizzate come punto d’appoggio per lo svolgimento di attività sociali (corsi, convegni ecc.) e per iniziative culturali.
Didattica
Dal punto di vista della didattica e della diffusione di una “cultura della sicurezza” dell’andare per monti, sono molte le sezioni che hanno fondato scuole di alpinismo, scialpinismo e arrampicata, riconosciute anche dalla vigente legislazione italiana[33] oltre alle scuole di recente costituzione quali quelle di escursionismo. Tali scuole organizzano oggi corsi, aggiornamenti e stages di formazione di diverso livello che tendono a favorire la conoscenza della montagna e delle tecniche per frequentarla in sicurezza. A questo scopo il CAI forma istruttori, accompagnatori e altri operatori[44], che esercitano la loro attività a titolo completamente gratuito. Per diventare istruttore o accompagnatore CAI in una specifica disciplina bisogna seguire appositi corsi di formazione, superare un esame teorico e pratico, esercitare in maniera continuativa l’attività nell’ambito di una sezione o di una scuola del CAI e seguire periodici corsi d’aggiornamento (pena la perdita del titolo)[45].
I titoli riconosciuti dal CAI sono[46]:
istruttore nazionale di alpinismo
istruttore di alpinismo
istruttore nazionale di sci alpinismo
istruttore di sci alpinismo
istruttore nazionale di arrampicata libera
istruttore di arrampicata libera
istruttore nazionale di speleologia
istruttore di speleologia
istruttore nazionale di torrentismo
istruttore di torrentismo
istruttore nazionale di sci fondo escursionismo
istruttore di sci fondo escursionismo
accompagnatore nazionale di alpinismo giovanile
accompagnatore di alpinismo giovanile
accompagnatore nazionale di escursionismo
accompagnatore di escursionismo
esperto nazionale naturalistico del comitato scientifico centrale
operatore naturalistico del comitato scientifico centrale
osservatore glaciologico del comitato scientifico centrale
esperto nazionale tutela ambiente montano
operatore tutela ambiente montano
esperto nazionale valanghe
tecnico del distacco artificiale
tecnico della neve
osservatore neve e valanghe
Tra le più antiche e conosciute scuole del CAI (tra le quali alcune nate poco dopo la fondazione del Club Alpino Italiano), vi sono la Gian Piero Motti e la Giusto Gervasutti del CAI Torino (quest’ultima inizialmente intitolata a Gabriele Boccalatte), la Silvio Saglio della SEM Milano, la Paolo Consiglio di Roma e la Giorgio Graffer di Trento.
Sicurezza
Segnaletica CAI su un sentiero
Il CAI si impegna per promuovere e consentire una frequentazione sicura della montagna e una pratica sicura degli sport di montagna e affini[47]. L’attività volta alla sicurezza comprende la formazione e la didattica, con le scuole, gli accompagnatori e gli istruttori; la pubblicazione di manuali riferiti ai vari aspetti dell’andare in montagna (come “Alpinismo su roccia” o “Medicina e montagna”); la campagna permanente per la prevenzione degli incidenti in montagna “sicuri in montagna”, curata principalmente dal CNSAS[48] e il sito web Montagna Amica e Sicura[49]. Il CAI inoltre cura la manutenzione e la segnaletica dei sentieri e delle vie ferrate[50] e mantiene e aggiorna il catasto sentieri.
Tutela ambiente montano
Il CAI attraverso la Commissione centrale per la tutela dell’ambiente montano (TAM) diffonde la conoscenza dei problemi della conservazione dell’ambiente e promuove iniziative di salvaguardia dell’ambiente naturale e culturale della montagna, in particolar modo iniziative di tipo preventivo. La TAM favorisce la conoscenza naturalistica, sia tra soci del CAI che fra i non soci, ritenendola un utile strumento di tutela. La tutela dell’ambiente montano è uno degli scopi principali del sodalizio[51][52].
Alpinismo giovanile
Il CAI indica nelle sue finalità una particolare attenzione verso i più giovani[53], pertanto proprio ai giovani ha dedicato un’attività specifica, l’alpinismo giovanile. Questa attività si fonda sulla convinzione che la montagna possa essere un ambiente di crescita per il giovane, che diventa quindi protagonista del “progetto educativo” del CAI. Le persone incaricate di portare avanti questa attività (accompagnatori di alpinismo giovanile) devono avere, oltre ad un’ottima formazione tecnica (che caratterizza tutti gli operatori del CAI) anche una solida preparazione in ambito psicopedagogico.
Informazione e cultura
Il Club alpino italiano pubblica due proprie riviste: Lo Scarpone, settimanale online, che ha lo scopo di informare i soci sugli eventi riguardanti la montagna (fino al 2012 era un mensile cartaceo); Montagne 360°, mensile (in precedenza bimestrale e chiamata solo “La rivista”), che spazia a più ampio respiro su tutte le tematiche che hanno per oggetto le montagne, in Italia e nel mondo. Distribuito in abbonamento ai soci CAI dal 1885, da ottobre 2012 è presente anche nelle edicole. Oltre ai periodici il CAI pubblica altri prodotti editoriali, fra cui manuali e annuari, ma anche libri dedicati alla cultura e alla storia della montagna e dell’alpinismo[54].
L’associazione pubblica, in collaborazione con il Touring Club Italiano la collana Guida dei Monti d’Italia. La collana comprende numerosi volumi, ciascuno dedicato ad una determinata area geografica (ad esempio “Sardegna”) o ad un massiccio montuoso (ad esempio “Monte Rosa”). Ogni volume consiste in una guida escursionistica, alpinistica e, spesso, scialpinistica della zona o del gruppo montuoso in questione. La collana è incompleta, in quanto mancano alcuni volumi mentre altri volumi sono ormai obsoleti e non ne esistono aggiornamenti.
Il CAI ha fondato nel 1874 il Museo nazionale della montagna, che ha oggi come scopo quello di essere un polo culturale che riunisca idealmente tutte le montagne del mondo. Il museo si trova a Torino, sul monte dei Cappuccini, e ospita il centro di documentazione del CAI, che si occupa di trovare e conservare i documenti storici riguardanti l’alpinismo e la montagna. È composto dalla fototeca, dalla cineteca e dal Centro italiano studio e documentazione alpinismo extraeuropeo (CISDAE). Nella stessa sede si trova la Biblioteca nazionale del CAI[55]. Si tratta di una biblioteca specializzata di rilevanza internazionale per la quantità e il valore delle opere e dei documenti che vi sono conservati. Oltre a tutte le più recenti pubblicazioni di ambito montano e alpinistico, dai periodici alle guide, la biblioteca conserva opere antiche e rare, come descrizioni di itinerari sulle Alpi risalenti all’inizio del Settecento o riviste alpinistiche di metà Ottocento.
Inoltre il CAI cura dal 1952 il Trento Film Festival, la più antica e acclamata rassegna internazionale di film dedicati alla montagna, alpinismo, esplorazione, ambiente e avventura. Dal 2004 al 2011 la direzione artistica del Festival è stata affidata a Maurizio Nichetti. Il Trento Film Festival comprende, oltre alla rassegna cinematografica, una serie di incontri e mostre, e, dal 1987, ospita l’evento Montagna libri, rassegna internazionale dell’editoria di montagna. Durante la rassegna Montagna libri si tiene anche la Mostra mercato delle librerie antiquarie della montagna, antichi libri di montagna, cartoline, stampe, incisioni, manifesti e rarità che trattano del mondo alpinistico.
Presidenti del Club Alpino Italiano
Nel seguente elenco sono riportati i presidenti dal 1863:[56]
1863-1864: Ferdinando Perrone di San Martino
1864-1872: Bartolomeo Gastaldi
1874-1875: Orazio Spanna
1875-1876: Giorgio Spezia
1876-1884: Quintino Sella
1884-1890: Paolo Lioy
1891-1909: Antonio Grober
1910: Guido Rey
1910-1916: Lorenzo Camerano
1917-1921: Basilio Calderini
1922-1929: Eliseo Porro
1929-1930: Augusto Turati
1930-1943: Angelo Manaresi
1946-1947: Luigi Masini
1947-1955: Bartolomeo Figari
1955-1959: Giovanni Ardenti Morini
1959-1964: Virginio Bertinelli
1965-1970: Renato Chabod
1971-1980: Giovanni Spagnolli
1980-1986: Giacomo Priotto
1986-1992: Leonardo Bramanti
1992-1998: Roberto De Martin
1998-2004: Gabriele Bianchi
2004-2010: Annibale Salsa
2010-2016: Umberto Martini
dal 2016: Vincenzo Torti
FONTE E NOTE